08/02/15
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Reiki a distanza: trattare una persona alla volta o anche più di una?
Riflessioni e un po' di chiarezza
Fabrizio Nencioni




















Quando presi il II livello Reiki a metà degli anni 90, il master che mi dette l’unica attivazione necessaria, mi insegnò il trattamento a distanza e cioè che tramite il terzo simbolo, l’HSZSN, era possibile inviare energia Reiki a una persona che era distante da noi, sia che fosse nella stanza accanto che dall’altra parte della Terra.
Che poi “inviare Reiki” è solo un modo di dire perché di invio non si tratta, l’energia Reiki non viaggia come la luce o il suono ma “accade immediatamente con l’intenzione”.

All’inizio questo concetto di operare a distanza fece molta ma molta fatica ad entrare nel mio modo razionale e maschile di percepire la realtà, mi sembrava fantascienza tipo Star Trek, ma poco a poco, effettuando trattamenti con la procedura che mi era stata insegnata, mi resi conto che la cosa non solo era possibile, ma funzionava e funzionava anche bene! Era quasi come fare un trattamento direttamente con le mani!
Dico quasi perché la mia esperienza mi dimostra che un trattamento diretto è forse un po’ più efficace specialmente per congestioni/disagi specifici che non un trattamento a distanza. Ma quando nacque Reikinet, la cui nascita era finalizzata esclusivamente a trattamenti a distanza, mi resi ben conto dell’efficacia dei trattamenti a distanza specialmente se prolungati nel tempo (1/2 settimane).

Fu a quel tempo, correva l’anno 2001 circa, che venni a sapere che alcuni volontari di Reikinet (siamo arrivati anche a 80/90 volontari e a 60 richieste settimanali) trattavano le persone in modo cumulativo; la modalità più diffusa era quella di scrivere tutte le persone che dovevano essere trattate giornalmente (i trattamenti duravano 2 settimane) su di un foglio e poi “inviare” energia a tutti contemporaneamente, generalmente con la modalità di porre le mani sul foglio con su scritti i nomi delle persone.

Poiché eravamo un’insieme di volontari Reiki di II livello provenienti da scuole diverse, ognuno effettuava trattamenti nella modalità che era stata loro insegnata. Io naturalmente continuavo a trattare una persona alla volta, come era stato insegnato anche a me e come ritenevo giusto ma è stato a quel tempo che cominciai a riflettere su queste due diverse modalità di trattare a distanza: una persona alla volta come era il mio metodo, oppure più persone alla volta come vedevo facevano in molti?

Qual’era il più idoneo? Erano idonei entrambi?
Sembrava comunque che trattare più persone (3 o 4 al massimo) fosse efficace come trattarne una soltanto.

Dopo anni di riflessioni, sono arrivato alla conclusione che trattare a distanza nello spirito Reiki, vuol dire trattare una persona alla volta, magari per poco tempo se dobbiamo trattare molte persone e se tempo me abbiamo poco, ma trattare solo singolarmente. E ora ne spiego i motivi.

Ci viene insegnato che il terzo simbolo, l’HSZSN significa “Il Buddha che è in me entra in contatto col Buddha che è in te”. Già di partenza, la traduzione dal giapponese dell’HSZSN, evidenzia bene un contatto tra DUE essenze e non tra MOLTE essenze.
Il terzo simbolo Reiki è anche un simbolo di guarigione profonda personale e per questo rimando il lettore all'articolo IL TERZO SIMBOLO, QUESTO SCONOSCIUTO. La guarigione avviene tra noi e i nostri blocchi interiori; anche qua si tratta di un contatto tra DUE essenze interne di noi stessi.
Le attivazioni stesse quando un master armonizza gli allievi ai livelli Reiki, vengono fatte singolarmente e non a livello cumulativo.

Quando trattiamo una persona direttamente, ne trattiamo una sola; non è perchè abbiamo due mani che trattiamo due persone alla volta, una per mano e lo potremmo tranquillamente fare. Casomai avviene l'opposto, che più persone ne trattano una sola e questo lo trovo ottimo sia direttamente che a distanza. Talvolta tendo volontariamente ad estremizzare per riuscire a spiegare interamente ciò che ritengo essere lo spirito dell'energia Reiki.

C’è anche da dire che in questo nostro vivere sempre in fretta per mancanza di tempo, trattare le persone in modo cumulativo, è per così dire “molto pratico”; ma una guarigione profonda credo abbia ben poco a spartire con la praticità della vita frenetica di tutti i giorni che ci ha portato a disarmonie così profonde come quelle che viviamo. Penso che dedicare il nostro tempo trattando a distanza singolarmente una persona per volta, ci porta molto di più a interagire con questa persona occupandoci più profondamente della sua essenza e allo stesso tempo di noi stessi. Possiamo trattare la persona intera o anche sue parti fisiche o interiori, possiamo inviare uno più simboli che riteniamo opportuni, possiamo fare un trattamento mentale (o emozionale) a distanza, possiamo “percepire” la persona stessa, dove ha i blocchi a livello fisico o emotivo, se e in che punto c’è bisogno di fare il trattamento e per quanto tempo.
Tutti questo, trattando a livello cumulativo, non può avvenire e dirò di più, proprio ce lo perdiamo!

E poi c’è un’altra cosa da dire sui trattamenti cumulativi: quante persone possiamo trattare insieme? 2? 5? 10? 100? Chi ci dice il numero massimo? Esiste poi un numero massimo? E se non esiste, perché non poter trattare tutta l’umanità insieme tutte le volte che vogliamo trattare una persona? Possiamo certamente farlo ma non credo che, trattando una persona o tutta l’umanità insieme, la persona oggetto del nostro trattamento possa ricevere la stessa energia e si possa in essa innescare un processo di guarigione.

Ho estremizzato il concetto per poter rendere meglio il mio pensiero.

Mi viene da concludere dicendo che il segnale – e per segnale intendo la potenza (qualità o quantità) di energia Reiki che viene canalizzata da chi tratta verso chi viene trattato – molto probabilmente diminuisce con l’aumento delle persone che vengono trattate contemporaneamente.

Purtroppo da Usui, da Takata o da Suzuki, non ci viene tramandato niente (che io sappia) riguardo ai trattamenti a distanza, se vanno eseguiti solo verso una persona o possono anche essere diretti verso più persone contemporaneamente.

La prima cosa che mi viene in mente è questa:
a chi, diciamo, ha "creato" questo metodo plurimillenario di guarigione profonda, non è passato minimamente per la testa di dire come fare perchè veniva dato assolutamente PER SCONTATO che solo una persona alla volta va trattata a distanza e solo la mentalità occidentale con la visione "del maggior profitto col minimo sforzo" poteva ideare la scorciatoia dei trattamenti cumulativi.





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